giovedì 1 settembre 2011

Il falso mito degli speculatori responsabili della crisi

E' tempo di crisi, è tempo di riflessioni. O almeno, così dovrebbe essere. Purtroppo, come spesso accade in questi casi la tentazione di cercare il "capro espiatorio" prevale sulla volontà di porsi domande e cercare risposte plausibili. E così accade che dal 2009 ad oggi, di fronte ad una crisi che probabilmente non ha precedenti nella storia (nel '29 i disoccupati morivano di fame, ma gli stati avevano ben salde le redini del comando, ah, i bei tempi in cui keynes era "all'avanguardia), la risposta -per politici, politicanti e conferenzieri come per l'uomo della strada, la risposta è che la colpa è, guarda caso, degli speculatori.
Aldo Giannuli ha avuto modo di notare che l'idea che parrebbe passare è quella per cui "i fondamentali sarebbero a posto, banche ed aziende solidissime, le misure politiche perfette, ma le cose vanno lo stesso male...tutta colpa di un pugno di avidi speculatori che azzannano alla gola Stati, aziende, banche ecc.". Osserva comunque anche il prof. Giannuli che quando si va ad indagare un po' più a fondo su chi siano questi speculatori, questi "pescecani" della crisi, le risposte sono quanto mai elusive... se non del tutto false, benchè a volte fornite in buona fede -addirittura c'è chi parla delle elittes familiari sioniste,sospinto da un malcelato e forse inconscio antisemitismo, e chi preferisce buttarsi contro la massoneria, le banche centrali e il signoraggio.... e chi, più con i piedi per terra, immagina semplicemente schiere di "Gordon Gecko" che dai palazzi di Wall Street tende imboscate al mercato approfittando dei poveri, ingenui Eroi dell'economia reale (l'Industria, i Risparmiatori, i Lavoratori.... ) per arricchirsi sfruttando meccanismi tanto effimeri quanto inconoscibili.... i famosi quanto temuti "derivati": waps, credit default swaps, diritti di opzione...cartolarizzazioni... titoli tossici. Si domanda giustamente Giannuli, se questi signori "del male" esistano davvero, o non sia invece che sia il sistema privo di regole valide per tutti ad aver creato "il mostro". In altre parole, se queste persone siano davvero gli immondi e cinici affamatori del mondo che ci sono stati dipindi, o siano semplicemente uomini come noi, per i quali vale comunque il detto per cui "l'occasione fa l'uomo ladro?
Aggiungo io, un ulteriore questione: posto che se proprio alla categoria degli "speculatori" vogliamo dare un significato, questo sia quello di definire in modo dispregiativo gli esperti in quelle scienze giuridiche e finanziarie cui soggiace la compravendita di beni rappresentati da titoli; ciò posto, siamo proprio sicuri che i responsabili dell'attuale crisi siano questi signori, i quali hanno approfittato di un sistema senza regole per "succhiare" la linfa di un sistema economico e ridurre il mondo (capitalista) sul lastrico?
La risposta parrebbe scontata: sì, sono stati loro! sono stati loro, il top menagemente degli hedge founds, i "free riders" di wall street, le banche d'affari, gli "insider trader"... AL ROGO! AL ROGO!
ma che cos'hanno fatto questi signori, di tanto spregevole? posto che  non mi pare vi sia nulla di immorale nell' acquistare un bene al suo valore corrente, con la prospettiva che questo bene a) produca una rendita per il chi lo detiene e / o b) possa essere venduto ad un valore superiore; ciò posto, ciò che potrebbe essere immorale potrebbe essere il tentativo, da parte di chi vende il bene di attuare artifizi di vario genere per indurre in errore l'acquirente, circa a) l'entità della rendita connessa al bene ceduto oppure b)sul valore comune di scambio di quel bene.
Ma sono forse stati gli scienziati della finanza, a portare il mondo intero ad avere un'idea distorta del valore delle imprese, dei loro prodotti, delle nostre case?
Generalmente, chi investe capitali per professione presta molta attenzione a quali sono le determinanti del valore di un bene che sta per acquistare: e raramente -mi verrebbe da dire mai- un investitore professionale punta su un azienda, senza conoscerla a fondo, solo perchè "anche gli altri gli danno quel valore" (reltative valuation). E men che meno queste figure acquistano un titolo sapendo che esso non vale niente, nella prospettiva di trovare un allocco cui rivenderlo; perchè è questa l'ide che è passata tra il 2009 ed oggi: che dei cattivoni abbianodapprima acquistato dei titoli senza nessuno valore (frutto della cartolarizzazione dei famosi subprime), quindi gonfiato questo valore attravers chissà quali artifici, ed infine adocchiato degli allocchi da raggirare e a cui vendere questi titoli.
E allora, proviamo, con ordine, a trarre delle conclusioni su come possa, più plausibilimente, essere andata la faccenda, per renderci conto che gli speculatori esistono, questi non si trovino probabilmente dove ci aspetteremo di trovarli.
1. Perchè le banche d'affari, i fondi pensione, i fondi sovrani addirittura, hanno comprato titoli talmente rischiosi da essere poi definiti tossici? perchè nel 2007 c'era (ma si tratta di un 'idea dura a morire, che sopravvive ancor oggi) un idea per cui SIAMO RICCHI. E per cui, alla fine, le insolvenze sono un elemento patologico nella nostra società (del benessere, per definizione). C'era, insomma, l'idea che in generale nessun titolo fosse abbastanza "tossico" da non essere coperto, nella sua rischiosità, da un'adeguato cds, o da un buon portafoglio di titoli tale per cui le perdite su uno fossero compensate dai guadagni sugli altri: d'altronde, non potrà mica andare TUTTO a pu**ane?!?
Riguardo a ciò, c'è chi (oggi) ci dice che erano diec'anni che si diceva che era in atto una bolla: e con questo? cosa avrebbe dovuto fare una giovane coppia che aveva la possibilità di prendere un mutuo nel 2003, non prenderlo perchè sarebbe scoppiata la bolla? e lo stesso vale per tutti, dalla vecchietta che ha comprato i buoni postali a laborfonds: cosa avrebbero dovuto fare, tenere i soldi sotto il matersasso in attesa che "scoppiasse la bolla"? la coppia che ha comprato casa, quindi, sono loro gli speculatori, che hanno comprato ad un prezzo drogato, drogando ulteriormente il mercato con la loro offerta! e mia mamma, che ha comprato azioni enel ad un prezzo drogato, solamente sperando in un dividendo drogato e nel probabile capital gain , è lei la speculatrice!! e ancora, voi tutti, che avete comprato la benzina al prezzo drogato del giugno 2008 (1,50 - 1,55 E /litro ) e allo stesso prezzo la comprate oggi, andando ad aumentare le aspettative sulla redditività delle commodities energetiche, siete voi i colpevoli dell'immensa operazione di aggiotaggio che ha condotto alla crisi! (ovviamente, sono sarcastico: ciò che voglio far capire, è che i prezzi sono gonfiati non perchè qualcuno si diverta a gonfiarli, salvo casi di singole truffe che però vengono generalmente perseguite per legge).
2. un'altro falso mito da smontare è quindi quello per cui l'economia finanziaria (dei cattivi speculatori/banchieri/massoni/signoraggisti) avrebbe finito col prevalere sull'economia reale dei buoni ed onesti imprenditori. Innanzitutto, leviamoci dalla mente che gli imprenditori siano gente di cui fidarsi più di quanto non ci si possa fidare di un brooker di wall street perchè non è così. In secondo luogo, ma è questo il punto centrale,  che cos'è l'economia reale e che cos'è l'economia finanziaria? l'imprenditore che si fa anticipare le fatture dalla banca per pagare i fornitori, e la banca che gliele anticipa, è economia reale o economia finanziaria? reale, direte voi. E allora andiamo un po' più in la: la banca che ha fatto l'anticipo e che per permettere questo anticipo a più imprenditori si è ricapitalizzata, o ha emesso un'obbligazione, questa è ecnomia reale o finanziaria? siamo già un po' più nella finanza, si potrebbe ammettere. E l'azienda che per non tenere liquidi in cassaforte ha comprato questa obbligazione, e la impiega come garanzia per i suoi finanziamenti? torniamo all'economia reale, mi pare.... ciò che voglio dire è che

a) l'economia finanziaria non esiste: l'economia sia basa su titoli che rappresentano il valore di beni , è ovvio che il valore di questi beni non è qualcosa di tangibile e dato, ma è qualcosa che facciamo noi con i nostri comportamenti. Noi tutti. Lo scambio di questi titoli non è lo scambio di qualcosa che non esiste, è lo scambio di diritti e opportunità, i quali sono sempre collegati ad un fenomeno economico reale. A maggior ragione sono economia reale i titoli c.d. tossici derivanti dalla cartolarizzazione dei famosi mutui subprime: la crisi non l'hanno creata loro, la crisi l'ha creata il sistema (noi tutti) che ha creduto che abbiamo creduto che al giorno d'oggi chiunque avrebbe dovuto avere l'opportunità di accedere ad un mutuo, perchè ci sarebbe sempre stato un tasso di interesse tale da rendere qualsiasi rischio "sopportabile". Sei un afro-americano, disoccupato con problemi di alcolismo? stai tranquillo, qualcuno disposto a scommettere su di te c'è di sicuro, purchè la posta sia abbastanza alta.
A maggior ragione sono economia reale i famosi cds , quei celeberrimi titoli in cui una parte si assicura ("scommette", secondo alcuni) sull'insolvenza di un debitore: se fossero aboliti contratti con questa finalità, pensate davvero che la globalizzazione -dell'economia reale- continuerebbe ancora per molto? Ma ai credit default swaps, dedicheremo un post a parte, perchè sono un'argomento sicuramente affascinante.

b) gli investitori istitutionali non gonfiano il valore di un titolo in portafoglio: certo però non si può pretendere che siano loro a svalutarlo finchè quel titolo ce l'hanno in portafoglio. In altre parole: Tizio ha in mano un titolo che gli permette di esigere da Caio 10.000 Euro tra un anno. Tizio utilizza questo titolo quale garanzia per acquistare un'automobile a rate: tranquillo, dice al concessionario, ecco a te il titolo: io ti pagherò le rate, ma semmai non ti pagherò tu ti terrai il credito verso Caio. Se Tizio si rende conto che Caio si è invaghito di una donna e sta sperperando tutti i suoi averi, o ha il vizio del gioco o della droga, non si può certo pretendere che egli vada dal concessionario e glie lo dica! Vi sembra un'esempio assurdo? E allora, perchè le banche concedono, nel pieno della crisi, mutui ad aziende piene di debiti fino all'orlo, col solo scopo di permettergli di pagare le rate dei mutui precedentemente accesi? lo fanno perchè dichiarare una perdita (su un mutuo o su un titolo di qualsiasi genere) non piace a nessuno, e spesso significa un dramma. In proposito rimando ad un interessante articolo di Aswath Damodaran che illlustra il concetto molto meglio di quanto fatto da me.
Tizio, o la banca, possono essere biasimati? Tizio forse sì, perchè agisce per interesse suo personale. Ma il top managemente della banca deve fare gli interessi dei suoi azionisti! E gli azionisti spesso sono risparmiatori -spesso micro o comunque piccoli rispetto alle dimensioni della banca- che rischierebbero di restare travolti da una consistente svalutazione dell'attivo consolidato della banca.

Ma si può forse dire che qualcun altro, allora, dovrebbe dichiarare il minor valore di un titolo nel portafoglio altrui? E a chi dovrebbe spettare tale onere o tale onore? Ma soprattutto, chi meglio di un creditore, è spinto a ricercare informazioni sullo stato di solvibilità del proprio debitore?
La normativa in materia di revisione contabile (adottata in Italia nel 1974 e che ha avuto un forte impulso nel 2010) prova a rispondere a tale ultima questione: come è costume nel mondo anglossone, un'azienda incarica un'agenzia specializzata nel "controllarla" e controllare (tra le altre cose) che essa dichiari prontamente eventuali perdite. Sull'efficacia di tale sistema nutro personalmente qualche dubbio, ma può essere un buon palliativo...
certo è, che questa soluzione può funzionare con una grande azienda, una grossa banca , obbligata per legge a farsi "revisionare" e in cui tentativi di corruzione possono forse emergere (per la famosa regola per cui non si può fare un complotto in 10 mila persone) , ma difficilmente garantisce un controllo capillare dello stato di solvibilità, di quelle manche del "valore" delle micro aziende che di fatto sono il tessuto del mercato "dei soldi". Il valore di queste aziende, della cosiddetta economia reale, è quindi ancor oggi fuori da qualsiasi controllo, e ciò , non per colpa degli speculatori nè per colpa di nessun altro, sta alla base delle "bolle" e delle crisi.